Michele Gismondi


Michele Gismondi

Montegranaro (FM) , 11 giugno 1931 – Montegranaro, 4 settembre 2013
Michele Gismondi ha vissuto una vita da gregario ma è comunque entrato nella storia deli ciclismo, perché fu l’ultimo gregario di Fausto Coppi: un angelo custode senza ali, ma con due gambe capaci di spingere persino una montagna.

Iniziò la carriera da allievo nelle Marche per poi trasferirsi come dilettante nella Siof di Novi Ligure agli ordini del "mago" Biagio Cavanna .
In seguito passò alla Bianchi, dove divenne un fedele gregario di Fausto Coppi che seguirà anche nella Carpano-Coppi, nella Coppi-Ghigi e nella Tricofilina-Coppi.

Poche vittorie, ma una carriera di tutto rispetto:il Gran Premio Belmonte Piceno 1953, tre tappe del Gran Premio Ciclomotoristico, il Gran Premio d'Europa a Imola nel 1958 e la Coppa Agostoni nel 1959.
Michele Gismondi Provò anche la soddisfazione di arrivare primo in una cronometro a squadre nell'11ª tappa del Giro del 1953 in aggiunta ai grandi risultati nei campionati del mondo: 4° a 7'34" da Coppi a Lugano nel '53 ed ancora quarto a Solingen nel '54.

Dopo i due quarti posti a Zandvoort, nel 1959, fu battuto in volata dal francese André Darrigade, che doveva essere squalificato a termini di regolamento. Lo disse in diretta alla Rai Adriano De Zan, lo urlò Gismondi, ma il C.T. azzurro Alfredo Binda non volle fare ricorso.
Mario Ferretti disse quindi di lui “Gismondi ai campionati del mondo sembra trovi nelle sue gambe una generosa sovrumana potenza”

Celebri furono anche le sue “scuse”, dopo essersi permesso di vincere una tappa del giro d’Italia del 1953, proprio nella frazione che attraversava le sue terre natali.

Concluse prematuramente la sua carriera nel 1960 alla Gazzola a seguito di un grave incidente avvenuto durante una corsa in pista.

Coppi lo volle sempre al suo fianco, su lui poteva contare, sapeva quando poteva essere determinante per i suoi affondo (disse una volta ai giornalisti che lo intervistavano: “cosa vale aver corso bene se a Fausto è andata male?”).
Il Campionissimo fu suo testimone di nozze a Montegranaro, e solo pochi sanno quanto i due furono vicini nei tormentati momenti della vita privata dei Fausto.